giovedì 5 giugno 2008

IL COMANDANTE MANUEL MARULANDA VELEZ E' MORTO.
Ma morire per il popolo e con il popolo è vivere per sempre. 

Il 26 marzo 2008 è morto per un infarto Manuel Marulanda Velez, fondatore delle FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionaries de Colombia - Ejercito del Pueblo). E' una perdita immensa che si aggiunge a quelle recenti di Raul Reyes (assassinato in Equador dai macellai di Uribe con l'appoggio degli USA) e di Ivan Rios (venduto agli americani da alcuni traditori).
Tutti i giornali del mondo si affannano a descrivere le FARC come un’organizzazione ormai allo sbando con interi settori della guerriglia e dei prigionieri politici pronti a trattare la liberazione della prigioniera Ingrid Betancourt e la cattura di altri militanti in cambio della propria incolumità.
In una organizzazione rivoluzionaria il pericolo di tradimento è sempre presente.
La lotta guerrigliera e rivoluzionaria è una lotta dura in cui sono tanti i momenti in cui si è costretti ad interrogare sé stessi. Le difficoltà, le rinunce, la paura sono sentimenti umani che si vincono solo attraverso la convinzione più profonda e con il più profondo spirito di sacrificio.
Impegnare la propria intera esistenza, come Marulanda, nella lotta per il popolo e con il popolo, per la libertà, la sovranità, il diritto ad una esistenza migliore è certamente un sacrificio, un impegno enorme che però ogni rivoluzionario spende con gioia nella certezza di essere parte di un grande processo di emancipazione universale dell’uomo, dallo stato della necessità allo stato della libertà.
Molte volte le FARC sono state date per spacciate ed invece, da 44 anni, continuano a portare avanti la propria battaglia contro nemici potentissimi come lo stato e le organizzazioni paramilitari colombiane collusi con i narco-trafficanti, contro le truppe speciali nord-americane armate e finanziate da Washington per sconfiggere la più longeva guerriglia del mondo... Le forze contro-rivoluzionarie che operano in Colombia sono ostenute da investimenti economico e militari straordinari come solo in pochi paesi è avvenuto. Non c'è da meravigliarsi. La lotta rivoluzionaria delle FARC-EP è stata un punto di riferimenti in tutta l'America Latina e nel mondo, dimostrando che nessun nemico è invincibile quando si lotta assieme al popolo. Anche stavolta le FARC resisteranno e la lotta proseguirà.
La perdita di un leader come Marulanda che può essere a buon titolo posto tra i grandi lottatori sociali latino-americani come Bolivar, Martì, Sandino, Guevara... è un perdita dura, sul piano umano oltre che sul piano politico.
Ma tutti noi siamo mortali. E anche Manuel Marulanda Velez, dopo 60 anni di lotta, ci ha lasciato; morto nel corpo, ma vivo nel prosieguo della lotta che del suo insegnamento di vita farà tesoro. Un saluto fraterno alle Forze Armate Rivoluzionare della Colombia – Esercito del Popolo.
Un saluto a Manuel Marulanda Velez, comandante rivoluzionario. Morire per il popolo è vivere per sempre. 

Italia, maggio 2008

Laboratorio Marxista
Compagne e compagni veneti per un’organizzazione politica marxista

NON ASPETTEREMO LE CROCI DEL KU KLUX KLAN

Nelle ultime settimane gli episodi di intolleranza razzista sono in continuo aumento.
I casi di Napoli - con l’incendio dei campi nomadi e il pogrom contro i Rom - e di Roma - con l’assalto di una decina di fascisti ad alcuni negozi del quartiere Pigneto gestiti da immigrati - sono solo i più eclatanti tra gli episodi di violenza fascista quotidiana. Ma ad essere colpiti non sono gli immigrati: sono comunisti, antifascisti, gay, ragazzi qualsiasi come Nicola a Verona il 1 maggio, meridionali, studenti di sinistra dell’Università La Sapienza… chiunque sia considerato da questi manipoli di disadattati e di vigliacchi loro “inferiore” o nemico.
Stampa e partiti sia destra che di “sinistra” si sono affrettati a dire che non si tratta di episodi di matrice politica nonostante gli aggressori avessero sempre simboli e slogan neo-nazisti o fossero militanti di estrema destra. Ma nascondere la valenza politica delle aggressioni significa, in definitiva, coprire le aggressioni stesse.
Questa situazione è evidentemente il frutto avvelenato di un clima di intolleranza e di caccia all’immigrato che un po’ tutti hanno alimentato in questi anni e sul quale neo-fascisti e leghisti fanno qualche passo “oltre”. Persino Amnesty International, che non è certo una associazione estremista, denuncia l’escalation razzista in Italia, un paese che per la sua tradizione culturale e per la sua storia di emigrazione dovrebbe invece caratterizzarsi per la massima tolleranza. Il quotidiano la Repubblica scrive, analizzando il rapporto di Amnesty: “E la critica è “bipartisan” e coinvolge tanto Veltroni quanto Fini”. Giusto, perché nella caccia all’immigrato anche le “sinistre di governo” (cioè non anti-capitaliste) hanno fatto il loro sporco lavoro perseguitando i mendicanti a Pisa, i lavavetri a Bologna, i lavoratori clandestini a Bologna… oppure creando i CPT con la legge Turco-Napolitano.
Quello di oggi è il risultato inevitabile, il dilagare di violenza, ronde, aggressioni.
Siamo nel fascismo ? No, certo, non siamo (ancora) al ritorno del fascismo, ma i fascisti ci sono, non se ne sono mai andati anche se non vanno più in giro con il fez.
Ma perché i “valoroso popolo” di Ponticelli non va ad incendiare le case dei camorristi che hanno fatto centinaia di morti a Napoli negli ultimi anni e che tengono da decenni la città in una condizione a dire poco oscena, come si vede anche dalla vicenda incredibile della “monnezza” ? Sono i Rom a creare il problema “sicurezza” a Napoli ? O non sono forse, i Rom, oggi come molte altre volte, solo l’anello più debole contro il quale sfogare la rabbia, la frustrazione, l’odio… accumulati giorno dopo giorno da una vita quotidiana senza speranza e senza futuro.
È la “guerra tra poveri”, alimentata ad arte per tenere a bada il crescente malcontento dei lavoratori e delle lavoratici creando falsi problemi e falsi nemici in modo che la rabbia venga incanalata gli uni contro gli altri: “divide et impera”, la storia di sempre.
E oggi, purtroppo, anche per molti lavoratori italiani è più facile prendersela con il più debole, come il lavoratore immigrato, scaricando su di lui i suoi problemi; noi dobbiamo spezzare questo meccanismo e possiamo farlo soltanto se lavoratori e lavoratrici italiani/e e immigrati/e si uniscono contro il vero nemico: i padroni e i loro servitori. Sono i padroni che rendono la nostra vita un inferno, non gli immigrati, non i Rom; sono i padroni e i politici che li servono che aumentano le tasse e le bollette, gli affitti, i servizi, che sperperano e rubano i nostri soldi, che distruggono i nostri diritti, che aumentano gli orari, i ritmi e i morti sul lavoro,… il tutto pagandoci sempre meno poiché siamo sempre più precari e quindi sempre più ricattabili…
Sono i padroni e i loro servi che ci tolgono anche solo la speranza di un futuro migliore.
Non aspetteremo le croci del Ku Klux Klan per uscire dalle nostre comunità ed unirci sotto l’unica bandiera che oggettivamente ci unisce, la bandiera della solidarietà sociale, culturale, di classe.
Non rimarremo in silenzio ad aspettare il nostro turno. Uniti, lavoratori italiani e immigrati, possiamo rovesciare la situazione. Divisi, andremo tutti, uno per uno, al macello, italiani e immigrati.

Alto Vicentino - Zona Apuo-versiliese, 28 maggio 2008

Centro Culturale e di Documentazione "BERTOLT BRECHT"
Piazzetta San Gaetano, 1 Schio (VI)
EMAIL: centro_brecht@alice.it

Centro Culturale "PABLO NERUDA"
Via Stradella 57d, Ronchi, Marina di Massa (MS)
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